Müchela, Iena

Un amico è morto. Mirko torna, per il funerale, nel paese che l’ha visto crescere nella Bassa milanese. Tra infanzia e adolescenza, si srotola il filo dei ricordi che lo lega alla Band del Nord, slabbrata armata di ragazzini che hanno dichiarato guerra all’universo intero e soprattutto alla periferia sud. Questi mondi si urtano, lasciandosi addosso lividi che verranno sanati forse solo durante la messa funebre. Un romanzo di formazione, crudo, diretto, toccante, che rimanda a Golding, Molnár, Salinger, Pasolini. «La regola aurea è nota: vieni da giù? Stai nella zona nuova, destinato a delinquere. Sei nella parte vecchia? Allora da figlio del Nord opti solo per qualche droga al parchetto, nulla che non passi dopo l’adolescenza. Mescolarsi comunque non è previsto, perché moglie e buoi sono una questione di vicinato, non più solo di paese».

Una storia per chi ha attraversato la fanciullezza in sella a una bici. Per chi ricorda limpida la sensazione del primo lunedì delle vacanze estive. Per chi ha vissuto l’inverno dentro e fuori. Per chi, bersaglio di pregiudizi, si è fatto scudo con la vera amicizia. Per chi è convinto che leggere e amare siano la stessa cosa.

Un pugno allo stomaco, nero come la pece, accecante come il sole d’agosto. Nella terra matrigna che partorisce una folla agitata di reietti, si gioca a bruciarsi la gioventù sulla linea di confine, nell’attraversamento vorace e doloroso dei non luoghi gonfi di cemento, reumatismi e paralisi mentali. Quella linea grossa grossa che se entri da sud ci esci da nord, ma sempre mezzo morto. A sudarsi i pomeriggi d’afa e polvere prima che la coperta infeltrita di un autunno mortifero torni a pizzicarti la carne. Tra preti mentolati con la luna in faccia, sigarette bruciate in un tiro, pugni in tasca, conflitti irrisolti, bar passati ai cinesi e solitudini abissali, che certi sodalizi ti vengono a cercare per forza. Ed è nella banda e in quelle battaglie ferrose a colpi di pedale che si cresce e ci si ferisce sempre un po’ di più. Che il terrone con i cannoli sotto al braccio e le motorette da circo alla brava gente non piace, anzi fa anche un po’ schifo. Che certa gente, si sa, fa male alla salute.

Vincenzo Trama dice di un esercito di piccoli e grandi esclusi, fatti a pezzi dallo spirito secessionista imperante e, sulla passata verista e asciutta dello stile, cerchia aloni lividi sulla realtà periferica e rionale. Rovista tra scheletri abbandonati e macerie nelle quali intrufolarsi per sparire dalla circolazione, atterra al duro sui campi di calcetto e di cocaina, tra abusivismo, panni stesi e neomelodici a pacchi. Intasca moniti, segni d’attacco, botte da orbi nel bel mezzo di un’adolescenza abusata nel nome di Dio e che ha spazzato via l’infanzia senza troppi complimenti. E le margherite si ostinano sui marciapiedi, mentre tu in un attimo, sei diventato grande, ma mica lo sai se ci hai fatto l’abitudine. Sei il caso difficile con il desiderio di essere normale, almeno per una volta. Figlio di una generazione senza database, capace di vivere solo il presente, e per la quale il remoto è parte di un tempo composto studiato male.

Maneggiando con perizia il doppio piano temporale, Trama racconta la storia dell’eterna emarginazione che si fa condanna, analizzando con umanissimo disincanto la realtà di un’integrazione impossibile. Il risultato è straordinariamente toccante, lo sguardo selvaggio e di tenerezza feroce. Sputo in terra. Occhi bassi. Pronti a resistere. A difenderci. Ce lo dobbiamo.

Erika Di Giulio

Titolo: Müchela, Iena

Autore: Vincenzo Trama

Casa Editrice: Edizioni Spartaco, 2021

Pagine: 176

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