Siamo ancora abbastanza indietro rispetto a dove dovremmo essere socialmente parlando, questi cliché non avranno mai fine.
Facciamo una visione generale in tutta Europa. Nel mondo ideale il razzismo è ben diverso da ciò che in realtà si vede. Esiste una grande differenza tra ciò che accade e ciò di cui si parla.
Siamo nell’anno 2019, e una settimana fa, in uno stadio di calcio, abbiamo sentito come possano verificarsi degli insulti razzisti nei confronti di un calciatore, per il mero fatto di essere nero. Questo problema che sembra del secolo passato in realtà si rivela essere un grande problema anche ai nostri giorni.

La società è ferma in un posto dove ciò che è diverso da lei, vale meno, quindi ciò che è diverso da un europeo, sta sotto l’europeo. Come è possibile oggi pensare così, quando tutti sappiamo che le persone sono persone ovunque si guardi.
In questi giorni se ne parla perché accaduto in Italia, ma due anni fa un evento simile è successo in Spagna con il calciatore Dani Alves, e continua ad accadere in tutto il mondo del calcio. Questo diventa improvvisamente visibile quando accade in mondi come quello del calcio perché sono mondi visibili e accessibili a tutti, ma tutti i giorni questi atti sono sempre più frequenti e sempre più diffusi.
Il problema resta sempre la differenza.
Tutto quello che sia diverso o strano è sempre un gradino sotto di noi. Non abbiamo un pensiero che dica che quante più cose differenti si uniscano, non ci renderanno inferiori, al contrario, più forti.
Basterebbe fermarci un attimo a pensare di più a cosa stiamo facendo e quale dovrebbe essere il motivo per cui far sentire una persona inferiore a noi quando non potrebbe essere più identica a noi.
Questo unicamente è l’esempio del tutto che si vede, la punta dell’iceberg nel mondo sociale che viviamo, un grande problema che dobbiamo risolvere quanto prima se vogliamo avanzare come società.
Pablo Santos