TREDICI: la serie tv che romanticizza il suicidio

Raccontando e commentando la serie tv targata Netflix “Tredici” non rischio nemmeno di fare spoiler: è stata, infatti, la serie tv più vista di sempre, amata da giovani e meno giovani e osannata dalla critica. Tutti sono stati risucchiati nel binge-watching, forse, perdendo un po’ di sana razionalità e capacità critica.La storia di Hannah Baker, adolescente che decide di togliersi la vita e di lasciare ai presunti colpevoli del suo gesto sette audiocassette dove spiega i motivi e le loro colpe, ha sconvolto le coscienze.

Una lettura più approfondita della narrazione, infatti, fa comprendere come questa serie tv cerchi di dare un senso ad un’azione, come quella del suicidio, che di senso in assoluto non ne ha.

E’ una storia di bullismo, di violenza, di stalking e di sessismo, certo, ma questo non può giustificare l’orribile gesto di togliersi la vita.

Hanna Baker è una ragazzina come tante che va a scuola e si ritrova ad interfacciarsi con i drammi di tutte le adolescenti: prese in giro, delusioni e mortificazioni, la storia, però, non si ferma qui, e arriva a trattare i temi dello stupro, della violenza, in una inesorabile discesa agli inferi della ragazza che, nonostante la famiglia, gli affetti, non riesce a trovare la forza di andare avanti e decide di uccidersi tagliandosi le vene.

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La protagonista, però, sceglie di lasciare a testimonianza e spiegazione della sua fine queste cassette recapitate ai colpevoli incapaci di pentirsi, a volte semplicemente ignari di aver potuto fare così male ad una persona.

Dopo la messa in onda della serie, un giovane peruviano ha emulato il gesto di Hannah e la percentuale di suicidi giovanili è aumentata sensibilmente, soprattutto, in Nuova Zelanda.

Perché? Quello che racconta la serie è reale: la vita degli adolescenti sa essere durissima e i ragazzi si sono sentiti vicini alla protagonista nelle loro piccole lotte quotidiane e nelle loro difficoltà. Si sono sentiti rappresentati da quel dolore e dalla disperazione che portano in sé quasi tutti i personaggi del telefilm: Hannah però è diversa, perché Hannah ai loro occhi ha scelto di non soffrire più.

La rappresentazione grafica del suicidio nel telefilm è stata criticata perché romanticizzerebbe l’atto e lo renderebbe appetibile agli occhi di chi guarda.

Sicuramente non è una visione adatta ad un pubblico immaturo, un pubblico giovane che già cova in sé insofferenza e insoddisfazione, che vorrebbe scappare dalla propria vita e non sa davvero come uscirne.

Il suicidio offerto sul tavolo come soluzione e fuga finale è il peggior insegnamento che potessero inventarsi quelli di Netflix, non perché non possa insegnare nulla come atto in sé, ma perché da come è raccontato lo rende qualcosa di auspicabile in situazioni di estrema difficoltà.

Hanna ha subito soprusi, derivati soprattutto dal genere maschile rappresentato come maschilista e ottuso, e anche uno stupro: sembra quindi, che per lei non ci sia via d’uscita ma, per fortuna, la via d’uscita c’è eccome ed è questo che dobbiamo ricordare ogni giorno ai ragazzi.

Nonostante tutto “Tredici” ci lascia, assieme ad un senso di paura, anche la consapevolezza che le nostre azioni possono davvero causare conseguenze inenarrabili nella mente di chi abbiamo intorno.

Sicuramente, questo è qualcosa di importante: parlare apertamente delle conseguenze possibili del bullismo è necessario ora più che mai, bisogna, però, stare lontani dai facili sensazionalismi e dai racconti drammatici fini a se stessi.

Nella vita si deve lottare, ragazzi, fino in fondo, nonostante tutto.

La morte, nonostante Tredici, non è affatto romantica.

La morte è una strada chiusa.

Laura Pagura

Una risposta a "TREDICI: la serie tv che romanticizza il suicidio"

  1. Mi hai fatto venire i brividi con questo articolo, e devo dirti che mi trovi completamente d’accordo con le tue riflessioni. Ho appena finito di vedere la prima serie e quoto il fatto che non è affatto adatta ad un pubblico immaturo, potrebbe scatenare conseguenze catastrofiche in chi è già sul filo del rasoio. Se vuoi passa da me, ho scritto un articolo su questa serie (molto meno profondo del tuo), se ti va fammi sapere che ne pensi. Ciao 😊

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