Non si sa e non importa dove e quando, si sa che ha sempre freddo. Conserve, pallottole di pelo e legna per il fuoco. Stina fa l’inventario e prepara l’inverno. Vestito e leggins di lana, scaldasalviette, babbucce arroventate. Muffole per sé e per gli oggetti che la circondano. Frigo doubleface per alimenti a domicilio, che di uscire non se ne parla proprio. Piscine e brezza fresca della sera la infastidiscono. Uno strato termico e isolante la protegge dal mondo perfino d’estate. Cappello e guanti anche in casa e quelle odiose nuvole di fiato. Rammollisce nell’avena bollente e acchiappa il tempo da sotto le coperte, fuori fa troppa paura. È fantasiosa Stina, lavora a maglia come se non ci fosse un domani, intrecciando gomitoli di calore e una storia di solitudine rigorosamente tra le dita, che i ferri sono troppo freddi. Vestiti, lenzuola, asciugamani. Il forno arde di biscotti e leccornie. Dolci scorte per anime in letargo. E ancora rabbrividisce. Notti lunghe e lune troppo grosse si distendono sulla sua finestra sempre chiusa.
Il gelo aumenta e fai colazione con la canna da pesca. Giù dal letto, giammai. Stretta nel guscio afoso e soffice di un candido piumone, rifugio postatomico di chi ha freddo sul cuore, quella non si accorge neanche dei bambini che le giocano a un passo. Ma come fanno poi? E sentono pure caldo! E la neve, che sapore ha? Dopo una notte senza sogni, una folata di vento glieli soffia sull’uscio. Il mondo fuori a un certo punto vuole entrare. Stina esce e và a sentire com’è, la neve sulla lingua. Cantano insieme di cose inventate e lei impara a fischiare con le dita. La cioccolata calda è super! Senti che sapore, adesso sembra ancora più buona.
Dal cuore trapuntato di copertina spuntano due occhi neri che ci osservano. Le invenzioni antifreddo di Stina è un gioiello sinestetico da toccare, sentire, rigirare in una mano, annusare, grattare. Libro scaldacuore dalla texture vintage e raffinata, racconta il disgelo di un’anima infagottata nel timore di vivere, e di una ragazzina spaventata, pronta a prendersi sulle spalle con estro e stravaganza tutto il carico di un malessere eterno e disperato. E la solitudine impigrisce e paralizza, ti ammala l’anima e non c’è lana tanto calda per cacciarla via, se hai freddo dentro. Deliziosa e fa tenerezza Stina, mentre progetta rimedi salvacalore nell’assolo dei marchingegni elaborati con perizia. E Yamamoto dà la ricetta. Distese opache, gettate piatte, segno grafico essenziale, tratto pulitissimo. Carta da zucchero, i celesti. Tutti i toni invernali dell’arancione scuro e la tavolozza piena dei grigi e dei blu.
Sintesi dualistica e oppositiva freddo-caldo, di cui l’amicizia è infuso e zucchero rivitalizzante per le viscere, Le invenzioni antifreddo di Stina è una fiaba illustrata sulla necessità preziosa dell’interazione come apprendimento condiviso, gioco, esplorazione, compagnia. Il contatto nel cammino fuori da sé, uscendo letteralmente allo scoperto. L’importanza dello scambio termico a ogni latitudine. Ecco un valido insegnamento. Che entrare in empatia è sempre una scelta e Stina prova su di sé il freddo là fuori che poi tanto cattivo non è, mentre i ragazzini spruzzati di neve entrano tutti sudati nella sua tana e si spogliano, portando finalmente calore.
Erika Di Giulio
Le invenzioni antifreddo di Stina
Autrice: Lani Yamamoto
Editore: Terre Di Mezzo
Anno: 2015
Pagine: 48